Scritti

I giovani e le vacanze di utilità sociale

15 mag 2025
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I giovani e le vacanze di utilità sociale

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Giovani, si fa presto a dire giovani, ma sono così diversi tra loro.
Ci sono gli sportivi, i maranza, gli sdraiati, i passeri solitari, gli zoomer, gli egocentrici e all’opposto i giovani attivisti impegnati per il clima e la giustizia sociale.E poi ci sono i giovani volontari. I quali, nonostante siano cresciuti a pane e crisi, dribblano il pessimismo e in qualche modo si rendono utili. Magari, all’inizio, dandosi il martello sulle dita, vista la scarsa manualità dei ragazzi d’oggi. Ma ci provano, motivati. Beninteso, fermo restando che il volontariato non dovrebbe costituire un’alternativa per le istituzioni che non fanno quello che dovrebbero fare, la piccola galassia volontaria merita lodi e attenzione. A maggior ragione perché si tratta di una realtà che vive in un clima sociale alla Hunger Games – cioè tutti contro tutti - dove la competizione è la norma e la competitività un valore supremo. Non meravigia che chi professa (e pratica) empatia, mutualità e collaborazione venga talvolta bollato come idealista o compatito come un altruista.

La cultura della collaborazione e della mutua assistenza è legata al pensiero di Piotr Kropotkin, naturalista, anarchico e pacifista. Quest'uomo davvero singolare, segretario della Società russa di geografia e ufficiale in Siberia, venne imprigionato dal regime zarista, ma poi dimostrò l'importanza che la mutualità ha avuto nell’evoluzione di molte specie viventi, compresa la nostra. Altro che lotta per la sopravvivenza e legge della giungla. Da una parte, quindi, ecco i campi di lavoro per giovani di belle speranze, dall’altra l’inquietante scenario sociologico di un mondo dove il disagio non è come un’acne passeggera. Viviamo in tempi strani, di relazioni umane e sociali piuttosto sfilacciate. È un sistema che fornisce cento opportunità di distrazione, tra connessione costante e intrattenimento, ma non dà risposte a domande importanti, di futuro. L’egoismo e la superficialità vengono coltivati da una narrazione tecno-salvifica che manipola e coccola le nostre individualità, a scapito del senso della collettività.In questo quadro abbonda anche la retorica sull’identità, che di per sé è poco rilevante e sicuramente plurale, mentre sfuma il senso della comunità, che dovrebbe essere composta di molte soggettività e differenze del tutto compatibili. Aggiungerei che l’attuale entusiasmo per le multiformi espressioni della sessualità induce a credere di godere di un clima di magnanima tolleranza e di grande libertà individuale. Ma intendiamoci, solo sul piano dei diritti civili, meglio non impuntarsi sui diritti sociali, perché allora l’argomento diventa serio e a rischio antagonismo.

Rendersi, utili, che cosa vuol dire? Sull’utilità dei lavori incombe  un’ombra di pregiudizio: non a caso si parla di progetti che coinvolgono persone in difficoltà o di alternative a pene da scontare per aver commesso un reato. E questo la dice lunga, un po’ come se rendersi utili per la comunità equivalesse a espiare una colpa. Insomma, lavorare per il bene comune, nel sistema economico dominante, pare in conflitto con il farsi gli affari propri, per dirla nel nostro dialetto urta lo spirito del “pensa per ti”.La situazione contingente non è rosea: le utenze, i prezzi di beni e servizi e tutti i costi della vita continuano a salire, la gente fatica a campare, il tempo è prezioso, già ne abbiamo poco, figuriamoci se poi lo dobbiamo dedicare agli altri. Eppure le differenze tra le scelte esistenziali ci sono. Nel tipo di lavoro e nel tipo di vacanze. Se oggi va per la maggiore un turismo di consumo e di prestazione, da rappresentare sui social come svago desiderabile e attività  prestigiosa, non mancano esperienze diverse, tra cui, appunto, le vacanze di utilità sociale. Come assicura il Cisv (nato nel 1951 per organizzare “villaggi internazionali di fanciulli”, poi evoluto in associazione affiliata all’UNESCO vocata all’incontro tra culture) il volontariato muove migliaia di giovani.Per quanto allontanarsi da casa faccia sempre bene, non occorre andare a monitorare la schiusa delle uova di tartaruga in Costarica o a ripulire il fiume Mekong. Volontariato c’è chi lo fa anche sull’Adige, sul Leno e sulla Sarca. Il turista che si rimbocca le maniche è anzitutto un cittadino responsabile, l’etica non cambia in viaggio. Ma cambia il mondo.