Andare a quel paese
Nella conferenza spettacolo "Andare a quel paese" Duccio Canestrini ripercorre con immagini, musiche e videoclip la storia dei viaggi e delle esplorazioni, per arrivare agli scenari turistici che si presentano oggi e per il futuro. Compresi quelli virtuali e ipertecnologici della cosiddetta "realtà aumentata". E' vero che tutti ormai sono andati quasi dappertutto, ma come ci sono andati? Curiosi e disponibili agli imprevisti, o da bravi consumatori di destinazioni? Assodato che il perfetto viaggiatore non esiste, e se esistesse sarebbe antipatico, si tratta di riflettere sulla possibilità di mettere a frutto viaggi e tempo libero per crescere, per godere degli incontri e della varietà delle culture.
Andare a quel paese è anche il titolo di un fortunato libro di Duccio Canestrini (cinque ristampe, per Feltrinelli). La conferenza spettacolo ne è una trasposizione multimediale.
Antropologo, giornalista, docente universitario, Duccio Canestrini è autore di diversi libri (Rizzoli, Feltrinelli, Bollati Boringhieri) e testi per la televisione, la radio e il teatro. Da anni si occupa delle dinamiche del rapporto tra uomo e ambiente, di simbolismo del corpo umano e dello studio dei processi legati all'incontro interculturale. Nell'ambito dell'antropologia del turismo, è noto per avere introdotto il concetto di Homo turisticus.
Alcuni flash della serata:
“Tutto comincia con un cammina cammina. Cammina cammina si
finisce a Sharm el Sheik. Ma per l’antropologia del turismo tutte le ritualità
sono interessanti”.
“Povero Magellano ha fatto una brutta, però ne aveva
combinato di tutti i colori prima di fare una brutta fine”.
“Gustave Flaubert va in Egitto nel 1849, sale su una
piramide e trova il biglietto da visita del barbiere che lavora sotto casa, e
rimane malissimo!”.
“Il viaggio impossibile verso l’autenticità costruita per
l’esperienza turistica. Il viaggio che è cambiato, perché la tecnologia lo ha
trasformato…”
“Disconnettersi, nell’epoca in cui abbiamo fatto un valore
della connessione”.
“Una volta si partiva per l’ignoto, oggi si parte per il
noto”.