Scritti

Gli invasati del voto USA

6 dic 2020

Parliamo di antropologia, rituali,

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Gli invasati del voto USA

L'Adige, 15 novembre 2020

Colpisci, colpisci, colpisci fino alla vittoria ogni nemico schierato contro di te! Sento il suono di grida e canti, sento il suono della vittoria. Sento il suono della pioggia abbondante, e (ancora) sento il suono della vittoria! Chi ha seguito queste elezioni americane forse riconoscerà la citazione dall'incredibile sermone della pastora protestante evangelica Paula White, la consigliera spirituale di Donald Trump.
Durante la controversa "election night", la donna ha recitato questa giaculatoria, delirante e appassionata, volta a propiziare la rielezione del vecchio presidente. Va da sé, il video su YouTube del sermone per la vittoria di Trump è diventato virale sul web, raccogliendo milioni di visualizzazioni. Anche per il divertito sbalordimento degli spettatori nel sentir declamare la White, inequivocabilmente invasata, in una lingua semi-inventata degna del grammelot di Dario Fo, ma meno comica. E all'apice dell'alterazione psichica, per la sua invocazione rivolta nientemeno che agli "angeli dell'Africa e del Sudamerica", notoriamente solidali con la politica del Ciuffobiondo.
In effetti, la performance merita una sbirciata. Così, anche solo per farci una risata. A parte il fatto che poi è stata sonorizzata e remixata dai soliti burloni, per trasformarla in un tormentone ritmico, in stile hip hop. Che tuttavia presenta un interesse antropologico. Perché a ben vedere si è trattato di una sorta di rituale propiziatorio, sfociato in una crisi di possessione. Proprio come accade in altre zone del mondo durante eventi religiosi molto coinvolgenti, durante i quali fedeli e officianti entrano in uno stato di estasi, perdendo il lume della ragione. Tempi duri per quel lume.
Certo, dev'essere difficilissimo per Trump accettare la sconfitta elettorale, lui che si è costruito l'immagine del vincente, sempre e ad ogni costo. Con una narrazione vittimistica ad effetto; o quantomeno  ad effetto sicuro sui pochi media amici suoi, e naturalmente sui fedeli Repubblicani. Detto per inciso, su Netflix c'è una bella serie tivù intitolata "Trump: un sogno americano". Da vedere.
Messo da parte l'interesse antropologico per usi e costumi "primitivi" che di tanto in tanto risorgono in contesti iper-moderni, è comunque quasi imbarazzante che sotto l'ala della cristianità si rifugino anche fenomeni aberranti di questo genere. Ma siamo in America. E per cercare di combattere le “confederazioni demoniache” che hanno portato Trump alla sconfitta, come abbiamo visto non c'è stata esclusione di colpi. Mi riallaccio in questo senso all'editoriale di qualche giorno fa su questo giornale, intitolato "Siamo tutti un po' americani". Cito: "Aspettiamo ancora che Trump ammetta la sconfitta, come tanti perdenti hanno fatto prima di lui, mettendo sempre gli interessi collettivi davanti ai destini individuali". Giusto, ma per fortuna solo un po' americani, caro Direttore. E, a dirla tutta, con un bel po' di riserve anche pensando a Joe Biden, Mister-Male-Minore rispetto all'improponibile spaccone miliardario. Ma su questo si può opinare, naturalmente.
Quel che è certo è che la piattaforma YouTube è ormai diventata la televisione universale. Croce e delizia per i navigatori in rete più curiosi. Dai contenuti avvincenti, ma spesso non meno folli della sbrodolata di Paula White. Basti pensare che su YouTube il record dei clic a novembre l'ha conquistato un video musicale coreano intitolato Baby Shark, superando per la prima volta la soglia dei sette miliardi di visualizzazioni. Baby Shark è una mielosa canzoncina per bambini che accompagna un cartone animato in cui compare una famiglia di squali: mamma, papà, nonna e nonno. Ecco tutto. Zero storia, zero metafore. Anche in questo caso, un fenomeno difficile da giustificare, se non sulla base di una fascinazione indotta dal ritornello elementare e ossessivo, che ti entra nelle orecchie e fa poi fatica a uscire. Peccato che l’innocente canzoncina sia stata usata in Florida come deterrente contro i poveri senzatetto che dormono nei parchi pubblici: sparata a tutto volume, dalle forze dell'ordine, per svegliarli e sloggiarli. Anche questa è America, purtroppo, ma non quella glamour. L'ombra americana che non vorremmo mai facesse parte di noi.