i-megadito

9 lug 2020

i-megadito

Il "turismo passaparola" in fondo è una vecchia idea, solo che ora le parole passano più velocemente e capillrmente di una volta,  anche attraverso i network e i nuovi media. In poche ore - per esempio con i flash mob - si possono "convocare" migliaia di visitatori in un luogo convenuto. 

Ma il passaparola è sempre esistito tra i viaggiatori (basti pensare alle leggende sui Paesi fantastici, Bengodi, Cuccagna, le Isole Fortunate); le destinazioni hanno sempre avuto reputazioni, buone o cattive, e ne sono state influenzate. La novità, in termini storici ed economici,  è che mentre ieri molte mete si pregiavano d'essere "esclusive", oggi si pregiano d'essere inclusive, condivise, comunicate.

In ambito turistico, la geolocalizzazione e il web 3.0 equivalgono a una rivoluzione. Il turismo nell’era dei social network ha esiti tutti da esplorare, e conseguenze naturalmente fuori controllo. Strani incontri, sorprese, buffi eccessi.

Certo, di fronte a queste nuove forme di esperienza turistica si pone la questione della correttezza dell’informazione, dell’attendibilità dei commenti e dei feedback negativi. Insomma, il problema della “maldicenza”. Più o meno disinteressata. Più o meno pilotata.

Vignette, videoclip, fotografie e musiche. Come sempre, ragionamento e divertimento.