Identità culturali

9 lug 2020

Identità culturali

Se la calunnia è un venticello, l'identità è un torrentello
Il tema dell'identità , come un torrentello carsico, emerge in tempi di
crisi e di cambiamento, quando la gente è disorientata e vuole essere
rassicurata. Non è un caso che in tutta Europa più aumentano la
globalizzazione e la multietnicità , più ci si interroga sull'identità .
I classici elementi del catalogo identitario (di origine nazionalista)
sono: una storia che stabilisca la propria continuità attraverso le
epoche, una serie di eroi "campioni dei valori", una lingua, un
folklore, alcuni luoghi della memoria, un paesaggio caratteristico,
specialità culinarie, bandiere, animali simbolici.

Crisi e gonfiori
Diversi fattori contribuiscono normalmente alle crisi di identità in
una comunità : il tramonto della ruralità , il venir meno di legami
solidali, l'irruzione dell'economia di mercato, l'abbandono di pratiche
religiose, i mutamenti del paesaggio, il bombardamento televisivo, la
nuova mobilità degli indigeni. Anche gli impatti del turismo e
dell'immigrazione (entrambi comportano ospitalità ) sono da ricordare
come agenti di riflessione sul nocciolo duro della propria identità . Di
tanto in tanto (ri)nasce così un processo di identizzazione, cioè la
(ri)costruzione di una identità nella quale riconoscersi. E il
torrentello carsico rompe gli argini, diventa un fiume in piena, gonfio
di se stesso, pericoloso e travolgente. Nascono così inquietanti
pubblicazioni regionaliste, monumenti, assessorati dedicati
all'identità .

Specchietti per le allodole e frittate identitarie
La via più facile - ma meno interessante e con tutti i limiti della
nostalgia - è considerare l'identità un condensato del mondo
tradizionale ormai passato. La via più avventurosa, invece, è andarla a
cercare nei valori della vita quotidiana. A patto, però, di non partire
con il preconcetto che l'identità esista a priori, o che l'identità
risieda nella famiglia, nel lavoro, nella religione, nell'alimentazione
o nella vita associativa. Queste "identizzazioni" alla fine rischiano
di diventare specchietti per le allodole. Sono retoriche, inaccettabili
e quasi sempre usate in funzione politica. Nell'assemblaggio
strumentale di tale congerie di elementi ci troviamo davanti a una
notevole "frittata identitaria". Metafora non del tutto fuori luogo, se
si pensa all'attuale revival della cucina tradizionale come espressione
cruciale delle culture locali. E' evidente la necessità di un concetto
evoluto e dinamico di identità . Probabilmente occorre un nuovo catalogo
identitario: meno schematico, più ricco, più controverso.

L'identità crepata e l'identità lavorata
Nella dialettica tra specificità e omologazione che contraddistingue i
nostri tempi, vi sono due modi di intendere l'identità : la superata
visione fissista e quella convenzionalista. Per la prima l'identità
esiste, punto e stop. Per la seconda è "fluida", si può discutere e
"decidere". Sempre che il cambiamento non sia avvertito come una
minaccia. Le identità che nella storia hanno resistito sono quelle che
hanno saputo affrontare e inglobare gli elementi estranei. Gli
irrigidimenti, per contro, di solito producono crepe. L'identità non è
qualcosa che si conquista e che si ha, per sempre: costruita o
ereditata che sia, va lavorata, conservata, migliorata guardando al
futuro. E' relazionale, insomma: viene definita dal rapporto con
l'altro, dalla cui esistenza essa dipende. Il confronto fa crescere
solo chi non teme la diversità e non ha paura di perdere la propria.
Detto per inciso, una cultura si perde quando non è più viva.