Per turismo sostenibile, ha chiarito una volta per tutte la rivista ambientale del
Consiglio d’Europa, s'intende "ogni forma di attività turistica che rispetta e preserva a
lungo termine le risorse naturali, culturali e sociali e che contribuisce in modo
positivo ed equo allo sviluppo economico e al benessere degli individui che vivono e
lavorano in questi spazi".
Ecco allora che il turismo sostenibile non solo si preoccupa
di non intaccare le risorse dei luoghi che va a toccare, ma si fa carico di portare un
contributo attivo alla loro salvaguardia. Compatibilmente con il fatto che l’industria
turistica oltre ad esperienze vende sogni (di sognare c’è un bisogno diffuso e spesso
disperato) sta avanzando tra gli studiosi una definizione di seconda generazione del
turismo sostenibile. Per evitare che un’economia turistica, per così dire
monoculturale, stravolga i valori e gli equilibri locali, troncando il passaggio
dell’eredità culturale dai nonni ai nipoti, il concetto di sostenibilità deve evolversi
ulteriormente. Per esempio, aprendosi a strategie di mantenimento o di recupero
della solidarietà tra le diverse generazioni all’interno delle comunità ospitanti.
Rimane, logica e inoppugnabile, la linea guida europea: tutto il turismo, un giorno,
dovrà essere (o diventare) sostenibile".