Scritti

La montagna sacra e quella di rifiuti

30 apr 2021

Parliamo di montagna, ambiente,

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La montagna sacra e quella di rifiuti

La montagna sacra e quella di rifiuti - L'Adige 29 aprile 2021

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Da una parte c'è la montagna sacra, dall'altra una montagna di rifiuti. Due montagne nuove, che non ci aspettavamo di scoprire. Due montagne create dall'uomo, la prima in modo simbolico, la seconda materialmente. C'è forse un ragionamento da fare in parallelo su due iniziative, molto diverse tra loro, che però hanno in comune una cosa: l'intenzione di farci riflettere sul nostro rapporto con l'ambiente. E sul crescente impatto ecologico della pervasività di Homo sapiens.
La montagna sacra è un progetto di due amici, Antonio Farina membro del consiglio direttivo del Parco Nazionale Gran Paradiso e Antonio Mingozzi, naturalista e docente universitario, già direttore dello stesso parco. La seconda è un’impresa bell’e buona, la scalata della discarica di rifiuti che si trova a nord di Trento, un alto cumulo di immondizia come ce ne sono in tutto il mondo; ed è il documentario che vedremo al 69° Trento Film Festival, nella categoria “Orizzonti vicini" intitolato Primascesa, per la regia di Leonardo Panizza.
In realtà la prima è soltanto una proposta che sta suscitando un bel dibattito tra gli appassionati di alpinismo, perché è una novità assoluta: individuare una vetta, dichiararla sacra e inaccessibile. Quale sia la montagna prescelta ancora non si sa, ma non si tratterà di imporre un tabù: si inviteranno semplicemente gli alpinisti a non salire e a condividere lo spirito dell'idea. Certo, "istituire" una montagna sacra suona un po' strano, è un gesto dirompente e provocatorio in senso buono. Significa invitare a una riflessione, tipica delle filosofie orientali e di altre culture, su un modo diverso di considerare la natura, a prescindere dalla nostra frequentazione. Cosicché per una volta - per una cima! - sia concepibile rinunciare a salire. 
Non tutto quello che siamo in grado di fare deve per forza essere fatto. Parlando di alpinismo, se in italiano esistesse il verbo sconquistare, ecco, il concetto sarebbe quello. Va da sé che astenersi in questo caso non significherebbe privarsi, ma al contrario regalerebbe qualcosa più che togliere. Discostandosi dal solco delle solite, mirabolanti performance. È insomma un richiamo al senso e alla cultura del limite, dimenticato dalla nostra civiltà, ma che si sta rendendo più che mai evidente negli ultimi decenni. Come detto nessun divieto, nessuna sanzione. Se poi qualcuno vorrà comunque salire… farà soltanto una brutta figura. Certo l'individuazione di una montagna sacra (la sacralità è una costruzione culturale, i laici non arriccino il naso) non dovrà essere una scusa per lasciare tutte le altre cime, quelle "profane", alla profanazione cioè all'inquinamento, all'usura e alla devastazione.
E veniamo all'immondizia. Una montagna di imballaggi, buste di plastica, lattine, confezioni alimentari, stracci puzzolenti, teli di nylon, detriti, pannoloni, scatolette di metallo. È la montagna di spazzatura che ognuno di noi contribuisce a creare ogni giorno. Il documentario Primascesa racconta l'avventura di due giovani alpinisti, Simon e Giovanni, che scalano il gigantesco cumulo di rifiuti come se fosse un rilievo naturale, per poi scendere con gli sci ai piedi. In questo caso però l'impresa riguarda una montagna che nessuno vorrebbe vedere.
Il racconto è una sorta di parodia della scalata, compiuta con la giusta attrezzatura (corde, caschi, ramponi e piccozze), né mancano l'urlo di gioia una volta arrivati in cima e i relativi rituali (che non si possono anticipare: no spoiler). Interessante l'ironico parallelo con il problema della respirazione in alta quota: qui occorrerebbero maschere e bombole di ossigeno, sì, ma non per la rarefazione dell'aria, piuttosto maschere antigas per filtrare le mefitiche esalazioni della discarica. I due “esploratori" del monte di scarti non hanno solo gambe ma anche uno stomaco di ferro, tanto che riescono perfino a fare uno spuntino una volta "in vetta".
Aldilà di qualche appunto stilistico che si potrebbe muovere a questo filmato (qualche taglio avrebbe giovato), l’intento ecologico è chiaro. E i due messaggi a ben vedere coincidono. Quello della proposta di rendere sacra e off limits una vetta vuole dirci che fare un passo indietro, paradossalmente, può essere un passo avanti. Per parte loro, i ragazzi di Primascesa non hanno dubbi: i rifiuti in montagna sono inaccettabili, ma anche una montagna di rifiuti lo è.