Scritti

La sindrome di Grinch

22 dic 2024
Scritti

La sindrome di Grinch

“I regali sono i nostri nemici!” protestava Grinch, il bizzarro essere coperto di pelo verde, irascibile e scontroso, protagonista del film “Come il Grinch rubò il Natale”. La sindrome di Grinch colpisce molte persone. Le canzoncine dolciastre, gli auguri stucchevoli, gli omaggi obbligatori: ma chi a Natale soffre non ha il “cuore piccolo”, al contrario, ha maggiore sensibilità.

I motivi che possono portare a odiare il Natale, o quantomeno a generare un certo malessere, non sono i panettoni che fanno ingrassare. Sono sentimenti e condizioni purtroppo molto diffusi: la solitudine, le difficoltà economiche, le tensioni famigliari, l’evidente mercificazione della festività. Tutto questo può causare malinconia e tristezza, anche se non si ha la pelliccia verde.

Sono passati pochi anni, che sembrano secoli, da quando il Natale era tutt’altro. Come quello che raccontava l’etnografo trentino Aldo Gorfer nel libro Terra mia, un mondo già allora in via di estinzione. Quando il padre di famiglia teneva acceso el cioch de Nadal durante l’attesa del bambinel. Quando alle persone che uscivano dalla messa di mezzanotte si offriva il vino messo a bollire in un pentolone con lo zucchero. Quando i ragazzini che passavano di casa in casa - féghe la carità! - ottenevano un prezioso cartoccio di farina gialla.

Aldo Gorfer lanciò accorati appelli per la conservazione di un’identità culturale minacciata, parole sue, dall’imborghesimento di massa e dal rimbecillimento,  causato da una vita ormai turbinosa e smemorata.

C’era una volta una vita fatta di spazi liberi collettivi, di tolleranza, di aria pura, di acque pulite e di animali selvaggi che erano un bene di tutti, da salvaguardare perché erano elementi essenziali della “vita che vuole vivere”. Questo il ricordo nostalgico del grande Aldo Gorfer, una visione che trabocca di invettive contro il consumismo. “L’uomo consumistico cerca di speculare persino sulle tradizioni, su un paesaggio che comunque è rimasto bello, oppure cerca di strumentalizzare le testimonianze superstiti per addomesticarle nel cosiddetto folk”. Oggi forse guarderemmo anche a monte del consumismo, cioè al produttivismo che colma il nostro mondo di orpelli, scarti e imballaggi destinati alle discariche. Nel solo mese di dicembre, in Italia vengono prodotte circa 80.000 tonnellate di rifiuti in carta e cartone utilizzati perlopiù per confezionare i regali, pari a oltre 3 chilogrammi per famiglia, in media. Per impacchettarli si utilizzano 125mila tonnellate di imballaggi: che avesse ragione il Grinch?

Il libro di Gorfer uscì nel 1980. L’allora direttore della sede Rai di Trento, Giuseppe d’Amato, scrisse nella prefazione che gli ricordava Radici, il romanzo dello scrittore Alex Haley che racconta la storia di Kunta Kinte, un giovane della tribù mandinka deportato in America e fatto schiavo. La riduzione in schiavitù di un africano nel Nuovo Mondo paragonata alla riduzione in schiavitù di noi trentini, “deportati” nel nuovo mondo della contemporaneità. Una similitudine ardita, che fa riflettere.

La nostalgia dei tempi che furono è normale, ma può anche essere pericolosa: tutto cambia, ineluttabilmente. A prescindere dalle forme del convivere in società, i vecchi valori potrebbero continuare a brillare. Il che non significa imbalsamare le tradizioni. Tra i consigli per contrastare la sindrome di Grinch, suggeriti dal sito web di salute psico-fisica My personal trainer, si legge: “Cambiare le tradizioni che non piacciono”. Chi ha detto che il pranzo al ristorante non possa diventare una merenda di auguri? O che invece di andare a casa della zia a mangiare il cotechino non si possa organizzare un buffet vegano a casa propria? Le pratiche che aiutano a vivere con serenità il periodo natalizio non mancano. Per esempio il riposo, la cura di sé, la meditazione sulle nostre priorità, e sicuramente il contatto con la natura, perché le passeggiate aiutano a ricentrarsi e aumentano la produzione degli ormoni del buon umore. Anziché subire i pranzi in famiglia come una condanna, si possono intavolare discussioni nuove e interessanti. Molte volte siamo noi stessi a metterci a disagio e a complicarci la vita, anche con i benedetti regali, che non dovrebbero essere “nemici” ma veri doni. Troppi? Magari, l’anno prossimo, solo ai bambini.