Messaggio di Giovanni Paolo II per la XXII giornata mondiale del turismo, 9 giugno 2001
1. In
occasione della XXII Giornata Mondiale del Turismo, che ha per tema "Il
turismo, uno strumento al servizio della pace e del dialogo fra le
civiltà ", invio volentieri il mio saluto a tutti coloro che, in vario
modo, operano in questo importante ambito sociale. Il turismo
interessa, in effetti, sempre più la vita delle persone e delle
nazioni. I moderni mezzi di comunicazione facilitano il movimento di
milioni di viaggiatori alla ricerca di riposo o di un contatto con la
natura o desiderosi di una conoscenza più approfondita della cultura di
altri popoli. L'industria turistica, che viene incontro a questi
desideri, moltiplica l'offerta di itinerari che danno la possibilità di
nuove esperienze. Si può ben dire che praticamente sono cadute le
barriere che isolavano i popoli e li rendevano estranei gli uni agli
altri. In sintonia con la decisione delle Nazioni Unite di proclamare
l'anno 2001 come "Anno internazionale del dialogo fra le civiltà ", il
tema scelto dall'Organizzazione Mondiale del Turismo per la Giornata di
quest'anno rappresenta un invito a riflettere sul contributo che il
turismo può dare al dialogo fra le civiltà . A questo tema io stesso ho
dedicato alcuni passaggi del Messaggio per la Giornata Mondiale della
Pace di quest'anno. Si tratta, infatti, di un argomento che merita
attenzione, dal momento che nel dialogo fra le culture si incontra "la
via necessaria per l'edificazione di un mondo riconciliato, capace di
guardare con serenità al proprio futuro" (Messaggio per la Giornata
Mondiale della pace 2001, n. 3).
2. L'industria turistica
rivela come è il mondo: sempre più globale e sempre più
interdipendente. Lo sviluppo del turismo, particolarmente del turismo
culturale, costituisce senza dubbio un beneficio per coloro che lo
praticano e per la comunità che accoglie i visitatori e i turisti.
Esiste una coscienza generalizzata dell'importanza delle grandi opere
d'arte, come segni dell'identità delle civiltà , e si accresce sempre
più l'esigenza della loro protezione da parte anche della comunità
internazionale. In alcuni luoghi, però, il turismo di massa ha generato
una forma di sottocultura che avvilisce sia il turista, sia la comunità
che l'accoglie: si tende a strumentalizzare a fini commerciali le
vestigia di "civiltà primitive" e i "riti di iniziazione ancora
viventi" in alcune società tradizionali. Per le comunità di
accoglienza, molte volte il turismo diventaun'opportunità per vendere
prodotti cosiddetti "esotici". Sorgono così centri di vacanze
sofisticati, lontani da un contatto reale con la cultura del Paese
ospitante o caratterizzati da un "esotismo superficiale" ad uso dei
curiosi, assetati di nuove sensazioni. Purtroppo questo desiderio
sfrenato giunge qualche volta ad aberrazioni umilianti come lo
sfruttamento di donne e di bambini per un commercio sessuale senza
scrupoli, che costituisce uno scandalo intollerabile. Occorre fare
tutto il possibile perché il turismo non diventi in nessun caso una
moderna forma di sfruttamento, ma sia occasione per un utile scambio di
esperienze e per un proficuo dialogo tra civiltà diverse. In una
umanità globalizzata, il turismo è talora fattore importante di
mondializzazione, in grado di provocare cambiamenti radicali e
irreversibili nelle culture delle comunità di accoglienza. Sotto la
spinta del consumismo può trasformare in beni di consumo la cultura, le
cerimonie religiose e le feste etniche, che si impoveriscono sempre più
per rispondere ai desideri di un maggior numero di turisti. Per
soddisfare queste esigenze si ricorre a una "etnicità ricostruita", il
contrario di ciò che dovrebbe essere un vero dialogo fra le civiltà ,
rispettoso dell'autenticità e della realtà di ciascuno.
3. Non
c'è dubbio che, rettamente orientato, il turismo diventa un'opportunità
per il dialogo fra le civiltà e le culture e, in definitiva, un
prezioso servizio alla pace. La natura stessa del turismo comporta
alcune circostanze che dispongono a questo dialogo. Nella pratica del
turismo, infatti, diviene possibile un distacco dalla vita quotidiana,
dal lavoro, dagli obblighi a cui siamo necessariamente tenuti. In
questa situazione l'uomo riesce a "considerare con occhi diversi la
propria esistenza e quella degli altri: liberato dalle impellenti
occupazioni quotidiane, egli ha modo di riscoprire la propria
dimensione contemplativa, riconoscendo le tracce di Dio nella natura e
soprattutto negli altri esseri umani" (Angelus del 21 luglio 1996). Il
turismo pone a contatto con altri modi di vivere, altre religioni,
altre forme di vedere il mondo e la sua storia. Ciò porta l'uomo a
scoprire se stesso e gli altri, come individui e come collettività ,
immersi nella vasta storia dell'umanità , eredi e solidali di un
universo familiare ed estraneo allo stesso tempo. Scaturisce una nuova
visione degli altri, che libera dal rischio di rimanere piegati su se
stessi. Viaggiando, il turista scopre altri luoghi, altri paesaggi,
nuovi colori, forme diverse, modi diversi di sentire e vivere la
natura. Abituato alla propria casa, alla sua città , ai paesaggi di
sempre e alle voci familiari, il turista adatta il suo sguardo ad altre
immagini, apprende nuove parole, ammira la diversità di un mondo che
nessuno può abbracciare completamente. In questo sforzo crescerà , senza
dubbio, il suo apprezzamento per tutto ciò che lo circonda e la
coscienza che è necessario proteggerlo. Il viaggiatore, a contatto con
le meraviglie del creato, percepisce nel suo cuore la presenza del
Creatore ed è portato a esclamare con sentimenti di profonda
gratitudine: "Quanto sono amabili tutte le sue opere! E appena una
scintilla se ne può osservare" (Sir 42,22). Invece di chiudersi nella
propria cultura, oggi più che mai i popoli sono invitati ad aprirsi
agli altri popoli, confrontandosi con modi di pensare e di vivere
diversi. Il turismo costituisce un'occasione favorevole per questo
dialogo fra le civiltà , perché promuove l'inventario delle ricchezze
specifiche che distinguono una civiltà dall'altra; favorisce il
richiamo a una memoria viva della storia e delle sue tradizioni
sociali, religiose e spirituali e un approfondimento reciproco delle
ricchezze nell'umanità .
4. In occasione, pertanto, della
Giornata Mondiale del Turismo invito tutti i credenti a riflettere
sugli aspetti positivi e negativi del turismo, per testimoniare in modo
efficace la propria fede in quest'ambito tanto importante della realtà
umana. Nessuno cada nella tentazione di fare del tempo libero un tempo
di "riposo dei valori" (cfr Angelus del 4 luglio 1993). E' al contrario
doveroso promuovere un'etica del turismo. In questo contesto, merita
attenzione il "Codice etico mondiale per il turismo", che rappresenta
la convergenza di un'ampia riflessione compiuta dalle nazioni, da varie
associazioni del turismo e dall'Organizzazione Mondiale del Turismo
(OMT). Tale documento costituisce un passo avanti importante per
considerare il turismo non soltanto come una delle tante attività
economiche, ma come uno strumento privilegiato per lo sviluppo
individuale e collettivo. Grazie ad esso, infatti, può essere meglio
utilizzato il patrimonio culturale dell'umanità a beneficio soprattutto
del dialogo fra le civiltà e della promozione di una pace stabile.
Merita di essere sottolineato che tale Codice etico mondiale prende in
considerazione i diversi motivi che spingono gli uomini a percorrere in
lungo e in largo il pianeta, con speciale riferimento ai viaggi per
motivi religiosi, quali i pellegrinaggi e le visite ai santuari.
5.
La reciproca conoscenza fra individui e popoli, grazie a incontri e
scambi culturali, aiuta sicuramente la costruzione di una società più
solidale e fraterna. Il turismo implica la convivenza temporanea con
altre persone, la raccolta d'informazioni sulle condizioni di vita, i
problemi e la religione; presuppone la condivisione delle aspirazioni
legittime di altri popoli; favorisce le condizioni per il loro
riconoscimento pacifico. Una giusta etica del turismo influisce sul
comportamento del turista, lo rende collaboratore solidale, esigente
con se stesso e con quanti organizzano il suo viaggio; agente di
dialogo fra le civiltà e le culture per costruire una civiltà
dell'amore e della pace. Questi contatti facilitano l'insorgere di
quelle relazioni di pace fra i popoli che possono scaturire solo da un
"turismo solidale", basato sulla partecipazione di tutti. Soltanto la
partecipazione da "pari a pari" può far sì che i contatti
interculturali siano un'opportunità per la comprensione, la conoscenza
reciproca e la distensione fra gli uomini. Per questo vanno
incoraggiate tutte le forme di partecipazione efficaci fra le culture.
E' necessario garantire agli abitanti delle località turistiche un
doveroso coinvolgimento nella pianificazione dell'attività turistica,
ben precisando limiti economici, ecologici o culturali. Sarà ugualmente
utile che tutte le strutture del Paese di accoglienza siano protese a
realizzare un'attività turistica sempre al servizio delle persone e
della comunità . Il turismo si pone in tal modo al servizio della
solidarietà fra tutti gli uomini, dell'incontro fra le civiltà ;
facilita la comprensione fra individui e nazioni, costituisce
un'opportunità per realizzare un futuro di pace. I cristiani, operatori
o utenti del turismo, imprimano sempre all'attività turistica uno
spirito evangelico, memori dell'esortazione del Signore: "Quando
entrerete in una casa, dite per prima cosa: "Pace a questa casa". Se vi
è qualcuno che ama la pace, riceverà la pace che gli avete augurato"
(Lc 10,56). Siano testimoni di pace e rechino serenità a coloro che
incontrano. Prego il Signore perché questo fondamentale ambito
dell'umana attività sia sempre permeato da valori cristiani e diventi
mezzo di evangelizzazione. A tal fine invoco la materna protezione di
Maria, Madre dell'intera umanità , mentre di cuore invio a quanti
operano nell'ambito turistico una speciale Benedizione Apostolica.