Perché i Boscimani sono stupidi?
(abstract)
Giovanni Canestrini è un armchair anthropologist, un professore i cui
studi si compiono a tavolino. Purtroppo, i dati etnografici di cui egli
si avvale per confortare la sua pur illuminata antropologia sono in
gran parte falsi. Rispetto alle teorie dei naturalisti francesi del
Settecento, e poi dei filosofi della natura tedeschi dell'Ottocento,
gli etnografi suoi coevi non fecero che confermare il pregiudizio sulla
superiorità degli europei, sia in campo fisico sia in campo morale. Si
trattava infatti di studiosi praticanti una forma di turismo
etnoantropologico, con enormi handicap di comunicazione: domande
malposte e/o mal tradotte spesso ricevevano risposte incongruenti da
parte degli informatori, e il malinteso diveniva letteratura
etnografica. Al problema linguistico e a quello cognitivo si affiancava
un problema politico: certificare che un altrove esotico fosse abitato
da indigeni incapaci d'intendere, o dediti a usanze assurde,
legittimava il ragionevole sfruttamento delle loro risorse naturali, a
vantaggio di tutto il mondo "civile". Scienziato puro, Giovanni
Canestrini non è interessato al progetto coloniale, ma la dichiarata
inferiorità dei "selvaggi" gli fa buon gioco. Da tempo tra gli
evoluzionisti era iniziata la disperata ricerca dell' anello mancante
tra le scimmie e l'uomo. Anch'egli, non per nulla, dimostra grande
interesse per le anomalie, per le nascite abnormi e per gli atavismi,
tutti fenomeni per spiegare i quali "è d'uopo ammettere un legame tra
l'uomo e gli animali". In mancanza di quei reperti paleontologici che
affioreranno in abbondanza dopo la sua morte, l'escamotage che
Canestrini tenta consiste nel postulare l'esistenza di un anello
mancante anche di tipo psichico: il "selvaggio", appunto. Se l'assunto
è che tra l'animale più evoluto e l'uomo più degradato non vi sia
soluzione di continuità , il mezzo per dimostrarlo è così l'invenzione
di una fase intermedia. Ma questa operazione richiede da una parte di
attribuire ad alcuni animali prestazioni di intelligenza e di
spiritualità straordinarie; dall'altra di abbassare il grado di umanità
di alcune etnie, come i Boscimani, enfatizzandone la stupidità e le
caratteristiche brutali. Se in questo caso il buon fine giustifichi i
mezzi, è opinabile. Certo è che Giovanni Canestrini avverte la minaccia
di quella deriva che va sotto il nome di darwinismo sociale,
dimostrando una preoccupazione di carattere etico. E ciò va detto, a
onore dell'armchair anthropologist trentino