Questo spettacolo teatrale nasce dal dialogo tra due amici di vecchia data: un antropologo (Duccio Canestrini) e un attore (Giovanni Battaglia). Se fosse un viaggio, sarebbe un dirottamento: più che sviluppare dei temi, li avviluppa. Ne risulta il diario di un libero pensatore, dove la sfera privata e quella sociale si intrecciano continuamente, così come i registri: il dramma, la comicità. Il protagonista è uno sfollato dalla pazza folla, un cinquantenne difficile da inquadrare che combatte, caparbio, contro il pensiero unico. Lo spettacolo fa ridere, certo, ma la comicità non è usata come arma di distrazione di massa. Serve ad alleggerire il peso di domande che richiedono risposte difficili. Di fondo, c'è la voglia di interrogarsi sugli scenari possibili, sia personali sia globali.
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