Proletari di tutto il mondo viaggiate!
Le vacanze di massa si sono propagate con la rapidità di un incendio
incoraggiato dai pompieri. Lo slogan vincente fu: proletari di tutto il
mondo, viaggiate! Dieci, venti milioni di macchine tutte insieme sulla
strada, voli charter e città roulotte, le isole Figi e l'Amazzonia più
abbordabili della Valsesia, migliaia e migliaia di "strutture"
alberghiere e residenziali affacciate su ogni mare, ogni valle o conca
(...) Poco o nulla è mutato da allora, se non in peggio, e poco o nulla
resta da dire sulle nostre vacanze. Assurte al rango di "conquista
sociale", esse rischiano di alimentare quella maliziosa diceria secondo
cui "la democrazia consiste nell'accesso di tutti a cose che non
esistono più". Parlarne male, con disgusto, è vietato da diversi
ministeri, da tutti i sindacati e da buona parte del clero. E i posti
di lavoro? E l'indotto? E l'economia stagionale? E quei poveri
faticatori che per alcune settimane all'anno hanno diritto di
dimenticare le loro frustrazioni, di godersi un po' la vita? (...) Non
c'è risposta possibile a tali perorazioni, culminanti nella tragica
domanda: ma tu che ti lamenti, hai pensato a come fanno le vacanze gli
algerini, i biafrani, i colombiani? Fortunati, privilegiati e per
giunta ingrati, ecco cosa siamo.