Scritti

Sgarbi e la città del futurismo

6 dic 2020

Parliamo di arte, media,

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Sgarbi e la città del futurismo

l'Adige 13 luglio 2020

Negli ultimi anni della sua avventurosa vita Fortunato Depero abitava sul viale dei Colli, a Rovereto, non distante dalla casa dei miei genitori. Si frequentavano. Sono cresciuto con il collage del lupo di Cappuccetto Rosso appeso sopra il letto: un indimenticabile lupo futurista che si guarda allo specchio, con la cuffia della nonna e la lingua penzoloni.

La vedova di Depero, Rosetta Amadori, nei primi anni Settanta veniva a trovarci con un cane cieco, ghiotto di caramelle, che lei non gli lesinava. Il suo Fortunato era mancato da più di dieci anni, Rovereto iniziava finalmente a rendersi conto di quanto valesse l'opera di quell'artista misconosciuto e geniale.

Alla luce, o al buio, delle recenti polemiche innescate dalla turbolenta presidenza del Mart, credo sarebbe davvero interessante se Rovereto decidesse di lavorare sulla sua "identità futurista", a tutti i livelli. Come? Imparando la meravigliosa fusione tra arte, magia, industria e gioco. Accogliendo l'entusiasmo per il cambiamento, rilanciando la visione magica della flora e della fauna. Insomma attuando, reinterpretato, il grande sogno futurista di una rivoluzione del quotidiano.

Ben vengano gli stimoli positivi che ci giungono dalle idee e dai personaggi illuminati del passato. Ma bisogna scartare ciò che oggi risulta anacronistico e pericoloso. Mi spiego. Sì allo slancio immaginativo deperiano, sì all'immaginario poetico scoppiettante di idee fantastiche, pieno di bambole e selvaggi, "forchettate di jazz" e "code azzurre". No alla retorica bellica e no, per dirne una, alla lode rumorista del motore dell'aeroplano che copre un concerto musicale in piazza (una delle strane fulminazioni del nostro Fortunato). Ovviamente, no al lessico aggressivo e agli insulti feroci, lanciati con la bava alla bocca.

Come ebbe a osservare con garbato sarcasmo il grande storico dell'arte Roberto Longhi, nel Futurismo "si voglia o no, s'incontrarono per qualche anno o per qualche mese, insieme ai più memorabili cretini, parecchi ingegni di prima classe". Distinguere, a tutt'oggi, mi pare fondamentale.

Sicché il nostro futuro auspicabilmente non sarà intriso di vecchie idee guerrafondaie come quelle proclamate in diverse occasioni da Marinetti & Co., prima delle due nefaste guerre mondali. Il futuro di Rovereto (e non solo di questa città) sarà energia verde, arte, tecnologia digitale, agricoltura biologica, etica e relazioni sociali armoniche. In altre parole, il futuro dovrà raccogliere il meglio dell'eredità del passato, e non perpetrare le ostilità e i disastri che hanno funestato la Storia.

Depero era ben lontano dal disprezzare le donne. Ne apprezzava certamente la "velocità circolare dei polpacci", e adorava sua moglie Rosetta, compagna del suo cuore e "sorella di tempra". Ed era entusiasta della piccola squadra di cucitrici all'opera sui famosi arazzi. Depero ammirava il gentil sesso, certamente non avrebbe mai offeso o trattato in maniera triviale una donna, anche se in quanto artista avrebbe potuto contare su una speciale "licenza" per trasgredire. Ora, occorre precisare che un critico musicale non è necessariamente un musicista, un critico letterario non è detto sia uno scrittore e un critico d'arte non è un artista (né uno storico del Futurismo è un futurista). La licenza accordata alle trasgressioni, legittime e spesso stimolanti nel campo dell'arte, non vale affatto per chi studia le opere d'arte altrui, tantomeno per chi ha cariche istituzionali. Le quali, detto per inciso, in democrazia non conferiscono uno status di individuo "superiore". Chiarito questo equivoco mi pare si possano inquadrare certe intemperanze, francamente inopportune. E sì, ragionare sul futuro di questa città. 

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