Shelter from the storm. Antropologia dell'ospitalità .
Shelter from the storm. Antropologia dell'ospitalità .
Bob Dylan nella canzone Motorpsycho Nightmare dipinge il quadretto di un
viandante costretto a una precipitosa fuga notturna, poiché
l'agricoltore che lo ospita lo sorprende con la bella figliola.
Ospitare è una sorta di comportamento a rischio che richiede, appunto,
un'indennità , una qualche contropartita, anche in forma di
dono.
In antropologia lo straniero di passaggio è una figura imbarazzante.
Non appartiene alla comunità , eppure ha dei bisogni. Né si può
ignorarlo, lasciandolo sulla strada, senza avvertire un senso di
obbligazione. Ma albergare un estraneo è un'idea ardita. Qualunque sia il suo statuto (pellegrino, mercante, soldato,
esploratore, missionario, antropologo, giornalista, immigrato,
villeggiante, turista) l'ospite è una persona fuori luogo, che bisogna
collocare all'interno della comunità , seppure in maniera provvisoria.
In tutte le antiche civiltà l'ospite/viaggiatore è sacro, in quanto
informato sul mondo e dunque portatore di notizie e potenziale
messaggero (à¡ngelos, in greco). Cambiano, invece, da cultura a cultura,
i codici dell'ospitalità . Che possono prevedere profferte amorose (è il
caso della cosiddetta ospitalità sessuale), sfide pericolose, eccessi
alimentari cuccagneschi e obbligatori. Lo straniero, racconta
l'etnografo inglese James Frazer, un tempo era tanto sacro che a volte
veniva appunto "sacrificato" durante il raccolto del grano, cioè
decapitato ritualmente con un colpo di falcetto.
Nel mondo romano l'hospes, è gradito e sgradito al tempo stesso: se
all'inizio è colui con il quale si scambiano doni, poi questa figura
prende una connotazione negativa, assume un'accezione "ostile" e
diventa hostis, il nemico. L'ambiguità della parola hostis è
rivelatrice di un'apertura e al contempo di una paura nei confronti
degli estranei, che lo scambio di doni (o di denari) non sempre bastano
a regolare.
Nel mondo del turismo, oggi, sentiamo parlare di strutture ricettive,
di marketing del territorio, di management delle destinazioni, e così
via. Ma una antropologia dell'accoglienza (con le sue e tematiche
comiche e drammatiche) rimane prioritaria e attualissima.