Ticino7, 3 aprile 2021
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Chiusi in casa, trasandati e spettinati? Vale per le persone, vale per i territori. Prendersi cura di sé, soprattutto nei periodi di crisi, è una scelta importante. La Svizzera non è un'isola, ma non siamo forse un po' isolati (e un po' depressi) in questo periodo? E allora forse c'è da imparare qualcosa dall’Islanda, un’isola che approfitta della pandemia per occuparsi del proprio ambiente e “lucidarsi il mantello”.
La mancanza di turisti forestieri a causa delle restrizioni sui viaggi internazionali lassù ha colpito duro, come altrove: nel 2020 ha visto una diminuzione del 75 per cento dei visitatori stranieri, le catene alberghiere hanno licenziato il personale e molte pensioni gestite localmente non hanno avuto altra scelta che chiudere. Gli islandesi cos'hanno fatto? Turismo interno. Prima di questa maledetta epidemia di influenza i turisti domestici rappresentavano il 13% del totale, perché appena possibile la popolazione locale preferiva volare verso mete più calde. Ora a quanto pare gli islandesi riscoprono la loro terra, dove un'illuminata politica ambientale sta "pettinando" il paesaggio. L’isola del ghiaccio e del fuoco, scrive il portale SiViaggia, regalerà ancora più emozioni. L'investimento è dunque sul futuro, e nulla potrebbe essere più importante e redditizio, a medio termine.
Per intanto, si fa staycation: neologismo che esprime una via di mezzo tra lo stare e il partire per brevi vacanze fatte nei pressi della propria residenza, con spirito di avventura. In altre parole, si tratta di turismo di prossimità, lento e consapevole. Il web e la playstation ci stanno facendo molta compagnia, senza dubbio, ma non sono tutto. La curiosità invece sì, è tutto: se c’è curiosità anche l’impensabile, il minuscolo e l’imprevisto possono appagarla e dare soddisfazione. Perché le possibili esperienze da mettere in saccoccia, da ricordare e raccontare, sono infinite. La cura e il rispetto della natura sono la trama e l'ordito del tappeto regionale che i residenti calpestano ogni giorno, insieme ai prossimi visitatori.
Passeranno le strozzature e torneremo tutti a respirare. Il paragone tra la gestione della propria persona e quella dell'ambiente, per quanto azzardato possa sembrare, funziona. A livello sociale, infatti, vale ciò che può accadere a livello individuale: il confinamento può stremare, imbruttire e abbrutire. Ci sono fattori esterni che possono produrre tossine e degenerazioni, oppure, viceversa, possono innescare amore per se stessi e positività. Per dirla in breve, produrre immunoresistenze.
Per quanto riguarda l'Islanda, non c'è che l'imbarazzo della scelta. Biotopi, geyser, cascate, laghi, canyon, bagni geotermici e persino whale watching, cioè quell'entusiasmante forma di turismo naturalistico che consiste nell’osservare le balene di passaggio. In Svizzera balene non ne passano, d'accordo, ma ci sono altri meravigliosi animali da avvistare. Né mancano laghi e cascate. L'idea è comunque quella di un turismo interstiziale, in cerca di destinazioni inconsuete, campagne abbandonate, luoghi senza asterischi, esotismi dimenticati, risorse ignorate. Il viaggiatore dell'interstizio è quel turista che, nel cuore dello spazio conosciuto, reinventa lo sguardo necessario al piacere della scoperta. Per reintrodurre l’insolito nel quotidiano. Ma insomma, per scoprire poi che cosa? Nicchie! Dimensioni nascoste, operosità in ombra, bellezze non gridate ma sussurrate. Vale a dire testimonianze d'arte minore, torrenti, boschi, alberi secolari, borghi della memoria, parchi silenziosi, ginnastiche e meditazioni all'aria aperta, passeggiate botaniche, rifugi di montagna; ma anche vecchi e giovani artigiani, rivendite di spezie, itinerari "bio", mercatini dell'usato, negozietti di paese con stock di canottiere e bottoni invenduti degli anni Ottanta. Scatenate la fantasia.