Duccio Canestrini, editoriale per "l'Adige", 28 dicembre 2022
Qui puoi scaricare l'articolo sul valore delle utopie in Pdf
Utopia l'Adige 28 dicembre 2022.pdf
Mi è stato riferito da persona affidabile che esistono cruciverba Vip. Eh?, trasecolo, che cosa vuol dire? Ma sì, è un’enigmistica a tema il vissuto e il gossip di persone del mondo dello spettacolo e dello sport. Be’ in parte i cruciverba sono sempre stati così, ma spaziando anche dalla Storia alla scienza, a nozioni di cultura generale. No, in questo caso solo celebrities.
Si tratta di pubblicazioni che in edicola vendono bene. Ora: considerarle un triste segno dei tempi, allarmarsi indignati e sconsolati? Il dilemma è più ampio e generale, perché riguarda la decisione se scriverne per stigmatizzare, oppure per incoraggiare al meglio cioè a un risveglio. Mi spiego. Da una parte sta la tentazione di trasmettere condanna e disgusto, come spesso fanno gli opinionisti. Dall’altra sta l’opzione think positive, pensa positivo e scrivi cose belle che la gente ne ha tanto bisogno (e magari ne hai bisogno anche tu che scrivi). Nel mezzo, tra i due atteggiamenti opposti, c’è la beatitudine – o l’ebetudine? – dell’osservatore sociale distaccato, che rileva un fenomeno, e stop.
Un altro anno che finisce, il clima festivo, i contatti con le persone care contribuiscono a creare un clima di conciliazione generale. Basta non guardare le brutte notizie in tivù, basta dimenticare per qualche giorno le grane, le difficoltà, le bollette da pagare, la guerra che nessuno vuole, eppure viene finanziata e si fa. Il fatto è che si naviga un po’ tutti a vista. I bravi docenti che pongono agli studenti domande personali, che esulano dal programma, si accorgono di quanta disillusione, angoscia e orfanità di futuro abbiano maturato. Da tempo, e a maggior ragione dopo il confuso biennio virale, sono saltati i riferimenti ideali e politici, proiettando l’horror show dei partiti di sinistra elitari e autoritari, contrapposti a schieramenti di destra divenuti strategicamente libertari. Un reset da mandare in crisi chiunque abbia una storia di impegno sociale. Nel guazzabuglio degli interventismi, dei salutismi e delle corruzioni avanza il catastrofismo. Alla faccia della tanto e troppo decantata resilienza, la narrazione sta scivolando nella collassologia, la corrente di pensiero che valuta i rischi di un possibile crollo della civiltà industriale. E anche qui ecco le fazioni opposte: o sei spaventista o sei negazionista, perché il pensiero critico fatica a slalomare tra paletti di scientificità che hanno preso troppe spallate. Spesso anche meritate.
In questo quadro mi pare manchi una luce ideale. Manca una visione del nostro stare in società ed essere al mondo. Noi occidentali “popolo della merce” come ci definiscono gli aborigeni australiani e gli indios amazzonici, noi divenuti ormai tribù globale nel frittatone planetario, noi umanità vittima e boia della propria intelligenza, siamo ancora homo faber più che sapiens, perché abbiamo una strana vocazione a fare tutto ciò che è possibile, nel bene e nel male, dai panettoni vegani (buoni) ai droni kamikaze. Screditata e sbeffeggiata, ci manca l’utopia. Non possiamo indovinare il tempo che sarà, potremmo però avere la forza di immaginare come desideriamo che sia. Ecco una parola poco frequentata, la desiderabilità. Ben vengano le pratiche per un mondo migliore, ma guidate da meravigliose fantasie. Come quelle dello scrittore uruguaiano Eduardo Galeano: la gente lavorerà per vivere invece di vivere per lavorare, i ragazzi che rifiutano di andare in guerra non verranno arrestati, i cuochi non crederanno che alle aragoste piaccia essere cucinate vive. E ancora: nessuno prenderà sul serio chi non sia capace di prendersi in giro, nessuno sarà considerato eroe o tonto perché fa quello che ritiene giusto invece di ciò che gli conviene, saranno riforestati i deserti del mondo e i deserti dell’anima, la Chiesa detterà il nuovo comandamento “amerai la natura in ogni sua forma”. E, per finire, la perfezione in questo “fottuto mondo” continuerà a essere il noioso privilegio degli dèi.
Senza sogni, senza auspici, senza ideali, senza utopie non si può vivere bene, si può soltanto produrre e consumare roba. Sprecando tempo e possibilità di consapevolezza mentre compiliamo cruciverba Vip.