Sri Lanka 26 dicembre 2004. Tre gigantesche ondate originate da un maremoto (tsunami, in lingua giapponese) si abbattono in rapida successione sulla costa sudorientale dell’isola di Sri Lanka. E’ una catastrofe, i morti sono 31 mila, i danni arrecati all’economia del Paese ammontano a 250 milioni di dollari. Presto si mette in moto la cooperazione internazionale, i settori prioritari sono la sanità, l’ingegneria idraulica e civile, l’agricoltura. Trascorso un anno dai primi interventi di soccorso, l’Istituto di Cooperazione Economica di Milano avvia un monitoraggio delle priorità relative a ricostruzione e sviluppo sostenibile. Duccio Canestrini viene inviato ad Arugambay (distretto di Ampara) come esperto per valutare quali siano tali priorità nel campo del turismo. Il problema non è soltanto economico, ma sociale e antropologico. Lo tsunami ha infatti distrutto anche la prima linea di piccole ed economiche guesthouse per di surfisti provenienti da diversi Paesi del mondo. Queste strutture ricettive erano gestite dalla popolazione locale, in prevalenza islamica. Secondo il governo dello Sri Lanka, a maggioranza buddhista, la ricostruzione deve però essere fondata su altri criteri, privilegiando un ecoturismo con target alto, gestito da corporation in joint venture con il ministero del Turismo. Come trovare la giusta via?
Vedi anche Quale turismo dopo lo tsunami, di Duccio Canestrini