Viva le vacanze! L'evasione turistica
Mare, montagna, città d'arte, avventure tropicali... Dove si va in
vacanza è un argomento di conversazione cui pochi resistono. Perché si
viaggia, invece, è una domanda che
raramente ci si pone. Come mai? Ciascuno ha i propri motivi,
evidentemente. Ma la mobilità ludica, nella società
contemporanea, è generata da vissuti abbastanza comuni. La vita
di tutti i giorni, la routine, il lavoro, la famiglia, le regole del
nostro distretto produttivo. "Che stress!", quante volte lo diciamo e
lo sentiamo dire? I ritmi che stancano producono la voglia
di staccare.
Questo è il punto, a prescindere da ogni decisione sulle destinazioni,
sui luoghi, sul dove.
E' come se avessimo tutti accettato il gioco di una normale oppressione
sulla nostra pelle, compensata però dalla acquisizione di una capacità
di spesa che ci dà l'illusione della libertà . Sembra quasi che comprare
oggetti, merci, servizi (e quindi consumare le destinazioni turistiche)
possa guarirci da uno stile di vita perverso. Il male di fare e di correre,
ciascuno dentro la propria gabbia. Con il costante desiderio di cambiare aria. E' un'istanza profonda, che naturalmente
la pubblicità cavalca: non soltanto quella ideata dagli enti turistici
per attirare flussi di clienti, ma anche quella delle automobili e dei
liquori. Cambiare, evadere, liberarsi, godere.
"Appena hanno qualche giorno di libertà , gli abitanti dell'Europa
occidentale si precipitano all'altro capo del mondo, attraversano in
volo metà globo, si comportano letteralmente come evasi dalla galera",
ha scritto Michel Houellebecq, in un romanzo scandalo intitolato
Piattaforma (Bompiani, 2001). E nel momento in cui ci mettiamo in
viaggio torniamo un poco esploratori. Anche se non si tratta di una
vera e propria spedizione, né di una diserzione portata a termine, nel
senso che la vacanza è breve. Poi si torna (spesso stanchi più di prima) al lavoro.
Affrontare la vacanza in prospettiva antropologica vuol dire anzitutto
interrogarsi sul mito dell'Eden e sulla nostra breve latitanza rispetto
all'ordine della produttività . Il "sistema" ha colonizzato il nostro
immaginario: in trasferta nelle Alpi o ai Caraibi, ci aspettiamo
paradisi e "autenticità " che non esistono se non nella nostra fantasia.
Il "sistema" incoraggia le nostre evasioni, perché dobbiamo tornare al
lavoro rigenerati...