Volete che stupri il formaggio?

9 lug 2020

Volete che stupri il formaggio?

La linguistica, l’antropologia, la geografia sono piene di equivoci, molti malintesi devono avere avuto luogo anche in passato. Domande malposte o mal tradotte di norma ricevono risposte incongrue. Per esempio, la parola canguro deriva da kangarù, la risposta che un aborigeno diede al primo inglese che lo interrogò sullo strano animale che saltellava: nella lingua degli aborigeni australiani kangarù significa  semplicemente “non capisco”. Stabilire un codice di comunicazione con un popolo di cui si ignora la lingua è pressoché impossibile. Gaffe, cantonate e purtroppo anche pregiudizi stanno in agguato. I primi coloni ed esploratori in Africa, Australia e Sudamerica erano convinti che gli indigeni non avessero termini astratti, o fossero del tutto senza cultura per il semplice fatto che non ne intendevano le espressioni. Ogni lingua straniera è lo specchio di un mondo diverso dal nostro, dove le parole hanno misteriose sfumature. I thailandesi hanno quattro modi per dire "tu", e in cinese la radice della parola "riso" compare in tutti i termini che indicano un pasto. Eppure, anche con le lingue che ci sono più familiari succede di incorrere in incidenti di comunicazione.

 

Per aiutare i viaggiatori a districarsi nei trabocchetti delle lingue esistono frasari che offrono modelli di conversazione basati su situazioni quotidiane. O perlomeno così dovrebbero, perché anche i frasari hanno una storia un po’ buffa e tutta loro, essendo famosi per tradurre affermazioni di dubbia utilità, del tipo: la civetta di mio zio sta sul comò. Una casa editrice specializzata in guide di viaggio, la torinese EDT, ha fatto appello ai suoi lettori/viaggiatori perché mandino la cronaca di situazioni di vita vissuta, dove errori di traduzione sono stati motivo di imbarazzo. E così leggiamo. “A Londra due amici inglesi mi invitano a cena. Arrivo da loro in anticipo e li aiuto ad apparecchiare. Do you want me to rape the cheese? domando premurosamente. Tutti ridono a crepapelle. Perché? Dopo un attimo di smarrimento capisco che cosa è successo: ho confuso francese e inglese. Nella mia testa il verbo francese raper, "grattugiare", è diventato rape, che in inglese significa stuprare". E ancora: “Da poco tempo in Italia, Kate entra nel negozio di alimentari sotto casa e chiede una marmellata senza preservativi. L'anziana proprietaria è allibita: "Guardi che da noi quelle cose non si mettono nel cibo". Ciò che Kate voleva, in realtà, era una marmellata senza conservanti (in inglese, preservatives).

 

Come dicevo, anche la geografia porta traccia di traduzioni che poi sono tradimenti. Prendiamo lo Yucatán, per esempio, uno dei trentuno Stati del Messico, di antica cultura Maya. Ebbene secondo il frate Toribio di Benavente (detto Motolinia), autore di una Storia degli Indios di Nuova Spagna (1541), all'origine del toponimo starebbe un fraintendimento. Avendo chiesto gli spagnoli come si chiamasse quella costa, gli indios risposero “tectetán”, cioè non ti capisco, sicché gli spagnoli, sbagliando ancora, conclusero che il nome di quella terra fosse Yucatán. C’è un’altra possibilità, forse il malinteso fu dovuto alla risposta “uyután”, che in lingua yucateca significa: ma come parla?