Why Bushmen are stupid?

11 ott 2007

Why Bushmen are stupid?

(il saggio consta di 32 pagine a stampa)
ABSTRACT

Giovanni Canestrini è un armchair anthropologist, un professore i cui studi si compiono a tavolino. Purtroppo, i dati etnografici di cui egli si avvale per confor¬tare la sua pur illuminata antropologia sono in gran parte falsi. Rispetto alle teorie dei naturalisti francesi del Settecento, e poi dei filosofi della natura tedeschi dell’Ottocento, gli etnografi suoi coevi non fecero che confermare il pregiudizio sulla superiorità degli europei, sia in campo fisico sia in campo morale. Si trattava infatti di studiosi praticanti una forma di turismo etnoantropologico, con enormi handicap di comunicazione: domande malposte e/o mal tradotte spesso ricevevano risposte incongruenti da parte degli informatori, e il malinteso diveniva letteratura etnografica.
Al problema linguistico e a quello cognitivo si affiancava un problema politico: certificare che un altrove esotico fosse abitato da indigeni incapaci d’intendere, o dediti a usanze assurde, legittimava il ragionevole sfruttamento delle loro risorse naturali, a vantaggio di tutto il mondo “civile”.
Scienziato puro, Giovanni Canestrini non è interessato al progetto coloniale, ma la dichiarata inferiorità dei “selvaggi” gli fa buon gioco. Da tempo tra gli evoluzionisti era iniziata la disperata ricerca dell’ anello mancante tra le scimmie e l’uomo. Anch’egli, non per nulla, dimostra grande interesse per le anomalie, per le nascite abnormi e per gli atavismi, tutti fenomeni per spiegare i quali “è d’uopo ammettere un legame tra l’uomo e gli animali”. In mancanza di quei reperti paleontologici che affioreranno in abbondanza dopo la sua morte, l’escamotage che Canestrini tenta consiste nel postulare l’esistenza di un anello mancante anche di tipo psichico: il “selvaggio”, appunto. Se l’assunto è che tra l’animale più evoluto e l’uomo più degradato non vi sia soluzione di continuità, il mezzo per dimostrarlo è così l’invenzione di una fase intermedia. Ma questa operazione richiede da una parte di attribuire ad alcuni animali prestazioni di intelligenza e di spiritualità straordi¬narie; dall’altra di abbassare il grado di umanità di alcune etnie, come i Boscimani, enfatizzandone la stupidità e le caratteristiche brutali.

Se in questo caso il buon fine giustifichi i mezzi, è opinabile. Certo è che Giovanni Canestrini  avverte la minaccia di quella deriva che va sotto il nome di darwinismo sociale, dimostrando una preoccupazione di carattere etico. E ciò va a onore dell’armchair anthropologist trentino.