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“La montagna del dio cannibale” è una conferenza spettacolo con immagini, musiche, animazioni e videoclip. Un mix multimediale per una antropologia “pop” dell'andare in montagna. Le terre alte sono meravigliose e faticose, ma sono ambienti equivoci, intesi e frequentati come paradisi, colonie in quota, rifugi, scenari d'imprese eroiche, campi di gioco.
C’era una volta un un demone maligno che puniva gli arditi montanari, attirandoli verso il pericolo per poi travolgerli. Era uno spirito capriccioso che esigeva sacrifici umani, sia tra gli indigeni sia tra gli alpinisti… Oggi il dio cannibale è forse quello che svende la montagna e i suoi misteri, cioè un vecchio modello di sviluppo che pensa soltanto all’incremento: più strutture, più servizi, più clienti, meno cura.
Partendo dal titolo di un filmaccio sexy-horror degli anni Settanta, “La montagna del dio cannibale” innesca ripidi pensieri – spesso anche umoristicamente - sull'idea di conquista, sulla categoria dell'erto, su chi in montagna va, e su chi in montagna sta.