Ogni giovedì anche Robertino sale sulla squallida tradotta per la montagna con gli spaghetti sullo stomaco, e nelle orecchie i battibecchi dei genitori in piena crisi coniugale. Lassù, nel puro bianco delle cime nevose, aspettano Robertino piste verticali e ghiacciate come vetrine, maestri di sci neandertaliani bersagliati dalle avances erotiche di liceali sgallettate, e un'allucinante serie di soprusi. Ma soprattutto l'estrema prova della sciovia. Tra un conato di vomito e l'altro, il protagonista rivive la forca caudina dell'impianto di risalita, dove egli cadeva rovinosamente otto volte su dieci. Una prova crudele, quasi di selezione darwiniana, dalla quale Robertino ha tratto una serie di insani ammaestramenti morali (sui sedicenti maestri, sulla solidarietà , sulla famiglia) che lo hanno segnato per tutta la vita.
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