Comunicare culture

Antropop

Per un’antropologia “pop” pubblica e attuale.

Fatti un'idea

Antropop è uno stile di comunicazione che promuove e valorizza le diversità. È un'esplorazione continua e applicata, un'antropologia che aiuta le persone e le aziende a interpretare il presente e a delineare (migliori) scenari futuri. Conoscere usi e costumi diversi è molto importante, apre la mente, serve a riposizionarsi. Siamo in cambiamento accelerato, un cambiamento che non dobbiamo subire, ma capire e indirizzare consapevolmente. Da protagonisti.

1.

Conferenze spettacolo

Ci vediamo sul palco. Quadri, vignette, musiche, animazioni, clip cinematografici. La narrazione è il collante di questo format -un mix tra ragionamento e divertimento- che esplora temi, fenomeni, trend.

2.

Consulenze e formazione

Ci ragioniamo insieme. L'antropologia esce dall'Università e diventa uno strumento utile al mondo della produzione sostenibile e della formazione. Applicata e creativa, perfetta per la soluzione di problemi.

3.

Video tematici

Mi dai un tema, te lo restituisco con un video. Approfondito e sviluppato in maniera multimediale. I riferimenti alla storia e alle diverse culture sono sono sempre utili per trovare idee innovative.

MISSION

Lavorare bene vuol dire essere soddisfatti di ciò che si fa, ricavarne gioia e profitto. Ma non è tutto. Lavorare bene significa anche prendersi cura dell'ambiente e coltivare relazioni sane. La sostenibilità nonostante tutto esiste, è una visione del mondo. Che dovrà diventare più giusto e ospitale per tutti gli esseri viventi. Operativamente esistono compromessi accettabili, altri no. Siamo qui per pensare e per darci da fare.

Dal messaggio all'umanità di Aquila Bianca, indiano d'America Hopi
"Questo momento che l'umanità sta vivendo può essere visto come un portale o come un buco. La decisione di cadere nel buco o di attraversare il portale è solo tua. Non aiuta affatto essere tristi e privi di energia. Anche quando il peggio sarà passato, ognuno di noi sarà importante per ricostruire un nuovo mondo".

ultime dal blob

scritti

Una scossa contro i disperati

Troppo spesso dimentichiamo che essere disadattati, cioè perdere l’equilibrio in un mondo squilibrato, può capitare, ed è piuttosto normale. E invece, no. Trattamento al taser per mettere a tacere chi sbrocca, chi protesta, chi non ce la fa più e lancia urla di disperazione. Non con la pistola elettrica e sicuramente non ad alto voltaggio, ma una bella scossa ci vorrebbe, per tutti.

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Scritti

Ci serve l'utopia della nonviolenza

L’archeologa lituana Marija Gimbutas ha postulato l’esistenza di un matriarcato che nell’antica Europa avrebbe preceduto l’invasione da parte di una civiltà di allevatori e guerrieri, dotati di armi per offendere a distanza. Secondo la studiosa persiste un diffuso culto pre-patriarcale, quello per la Dea Madre/Madonna, che sta a dimostralo. È possibile che questa sia soltanto una narrazione, ma che cosa alla fine non lo è? La verità della Storia è sempre quella narrata dai portavoce dei vincenti.

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Scritti

Se gli sponsor invadono gli spazi pubblici

A furia di sponsorizzare spiagge, autobus, piste da sci, palazzi storici e itinerari vari, lo spazio cambia. Complice un nostro bisogno di “totem” identitari. Dunque la questione si fa antropologica. Come si potrebbe altrimenti giustificare, per esempio, il fenomeno della brandizzazione delle spiagge? Perché mai dovrei posare il culo bagnato su una sdraio customizzata Missoni?

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Scritti

No alle letture troppo semplici

Una sera d’estate, in un parco roveretano, una signora italiana di 60 anni viene trucidata da un uomo nigeriano di 37 anni. Sembra tutto chiaro, e invece è una questione molto complessa. Le “letture” di questo tragico fatto di cronaca sono tre. Una di genere, una xenofoba e una psichiatrica. Difettose, tendenziose o insufficienti.

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Scritti

l'antico rito dell'ombrellone

Per qualche legge non scritta piantare l’ombrellone tocca ai maschi. Questo le signore lo danno per scontato. Piantare il palo è una dimostrazione di efficientismo virile, un ruolo che ha qualcosa di atavico. Mai e poi mai un fidanzato o un marito starebbero fermi a guardare. Ecco allora che l’operazione diventa una delicata e – di questi tempi controversa - questione di genere. Perché la prestazione può riuscire, ma anche no.

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Scritti

L'illusione della privacy

Chi ci sbircia il telefonino dà fastidio. Ecco dunque in commercio vetri polarizzati che rendono nero il display per gli sguardi obliqui. . Così sui mezzi pubblici le persone che ti stanno a fianco non capiranno con chi stai messaggiando, non vedranno il tuo estratto conto, né le foto che stai scrollando. Benedetta, illusoria, privacy. Altro che pellicole anti-guardoni. Crediamo che il cellulare sia solo nostro, privato e blindato, ma in realtà è un traditore. Che spiffera informazioni non tanto a chi ci sta accanto, ma a chi da remoto ne può monitorare i flussi.

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